Le nuove vie della seta in Italia passano per i porti di Trieste e Genova

20 June , 2017 News da SOA

Le nuove vie della seta

La Cina ha chiamato e quasi tutti hanno risposto: al primo Forum per la Cooperazione Internazionale della Belt and Road Initiative – “le nuove vie della seta” – tenutosi il 14 e 15 maggio a Pechino hanno partecipato 29 leader da tutto il mondo e circa 1200 rappresentanti da 110 paesi. Tra gli invitati più importanti vi erano il presidente turco Erdogan, quello russo Putin e Gentiloni, unico leader rappresentate del G7. L’evento ha consolidato l’immagine internazionale della Bri, consacrandola come il più grande progetto di sviluppo infrastrutturale dopo il Piano Marshall. Prevedendo un investimento da parte del governo cinese di 900 miliardi di dollari le nuove vie della seta costituiscono la punta di diamante della politica estera del presidente cinese Xi Jinping, che grazie al summit di Pechino, ha potuto “sondare” la volontà degli altri Stati a collaborare per lo sviluppo di una rete ramificata di infrastrutture.

 

In chiave geostrategica il progetto delle nuove vie della seta

sembra promettere alle nazioni partner una situazione win-win, in cui da una parte la Cina si fa garante di investimenti futuri destinati alle infrastrutture per lo sviluppo delle reti logistiche dei Paesi esteri, dall’altra si assicura attività finanziarie strategiche e nuovi mercati di sbocco per le proprie imprese. Questo è anche il caso italiano: al termine del summit i rappresentanti del governo cinese hanno confermato al premier Gentiloni la volontà di voler potenziare i porti di Trieste e di Genova, che collocati strategicamente nel cuore del Mediterraneo, possono permettere all’Italia di ricoprire il ruolo di hub di collegamento la rotta terrestre e marittima della Bri.