Da sempre, Turchia ed Europa hanno una stretta relazione commerciale grazie anche al fatto che molti paesi dell’UE, tra i quali l’Italia, si affacciano sul Mar Mediterraneo.
Un dettaglio non irrilevante che ha permesso da sempre un’intensa relazione basata sul commercio marittimo. Nel tempo sono stati rinnovati diversi accordi sull’unione doganale per semplificare le procedure necessarie per import ed export tra Turchia e Unione Europea. Quali sono le evoluzioni di questo rapporto solido e antico?
No, la Turchia non fa parte dell’UE anche se da un punto di vista geopolitico spesso questa nazione che fa da ponte con l’Asia viene indicata come paese europeo. Da un punto di vista politico, però, non è così e probabilmente sarà questo lo scenario per i prossimi anni. Infatti, come ci ricorda il documento ufficiale del Parlamento Europeo,
“I deputati ricordano che la Turchia è un partner importante per l’UE. Tuttavia, in un partenariato la volontà politica di cooperare deve provenire da entrambe le parti e la Turchia non dimostra tale volontà politica, dato che le azioni del governo allontanano ulteriormente il Paese dal suo percorso europeo”.
Quindi, i rapporti tra Turchia e UE non sono stati all’insegna della linearità e della concordanza. Questo a causa di una serie di divergenze tra queste due entità politiche rispetto a temi che riguardano, ad esempio, i flussi migratori. Nonostante questa realtà tra Turchia e Unione Europea, le relazioni economiche sono significative.
I rapporti commerciali tra Europa e Turchia sono regolati dall’accordo di associazione del 1963 e sul relativo protocollo aggiuntivo (1970) al quale si aggiungono altri accordi bilaterali – tra cui l’unione doganale fondata nel 1996 – che ha contribuito alla libera circolazione delle merci e all’integrazione dei mercati. Cosa significa questo?
Nonostante il fatto che la Turchia non faccia parte dell’Europa – almeno dal punto di vista politico – i passaggi burocratici necessari per importare ed esportare merce sono decisamente snelli. Questo grazie a corsie preferenziali che tengono conto del fatto che tra Turchia e paesi dell’Unione Europea, anche per una questione di vicinanza geografica e culturale, ci sono rapporti commerciali convenienti per entrambe le parti.
Come anticipato, i rapporti economici tra Costantinopoli e Bruxelles sono da sempre interessanti. Nel 2015, la Turchia è stata il quinto partner commerciale dell’Ue con 140 miliardi di euro di beni venduti. Al tempo stesso, l’Ue è stata il principale partner commerciale della Turchia. Ecco perché, negli anni, la Commissione Ue e il governo turco hanno avviato diversi percorsi per rafforzare le relazioni economiche.
Questo con particolare attenzione al settore dei servizi, alla modernizzazione dell’unione doganale e una più ampia liberalizzazione per il commercio dei prodotti agricoli. I risultati sono chiari: l’Unione Europea è il principale partner commerciale della Turchia, la quale è il settimo partner commerciale dell’UE. Nel 2022, secondo i dati ufficiali dell’Unione Europea, gli scambi commerciali arrivano a198,1 miliardi di euro. Ovvero il 3,6% del commercio totale con il mondo.
Uno dei passaggi più interessanti: la possibilità di bypassare il certificati di origine per le merci con destinazione Turchia in presenza del certificato ATR.
Questo vale per una buona parte delle merci. Ma resta un’area – prodotti agricoli e quelli una volta previsti nella CeCA, a base di carbone e acciaio per i quali è previsto il certificato EUR.1 – in cui il passaggio del certificato di origine resta indispensabile.
Gestire la burocrazia e le esportazioni/importazioni con un’azienda in Turchia può essere un impegno importante per gli imprenditori. Anche perché non c’è ancora la semplificazione massima che sussiste tra i paesi dell’UE. Ecco perché se devi importare o esportare dalla Turchia puoi prendere in considerazione i servizi di consulenza doganale SOA, che ti permettono di affrontare ogni passaggio in sicurezza. Magari insieme al software per gestire i certificati di origine online come SpeedyCO.