Le Camere di Commercio, in linea di massima presenti in ogni grande centro urbano, possono effettuare dei controlli a campione sui certificati di origine.
Ovvero i documenti necessari alle esportazioni nei paesi che non fanno parte dell’Unione Europea. Nonostante la velocizzazione dei passaggi necessari per sviluppare e chiudere queste pratiche, l’attenzione delle CCIAA è sempre alta.
Cosa significa questo per l’azienda che esporta e ha bisogno di snellire le procedure di elaborazione e verifica di queste attività? Ecco quali sono i controlli a Controlli a campione sui certificati di origine delle Camere di Commercio in Italia.
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Una delle verifiche della Camera di Commercio riguarda l’identità dell’azienda che esporta il prodotto. Se questa combacia con la produzione – quindi la stessa impresa produce e vende all’estero il bene – non deve presentare nessun documento.
In questo caso non serve giustificare l’origine della merce. Sarà l’ufficio di riferimento della CCIAA a controllare il registro delle imprese. Cosa avviene, invece, per le aziende che esportano ma non producono il bene? In questo caso bisogna presentare:
Questo documento contiene tutte le informazioni per la verifica della Camera di Commercio che deve attestare l’origine del prodotto. Le CCIAA verificano tutte le pratiche, a campione però possono approfondire i dati con un controllo incrociato.
Per esportatori abituali, ovvero che effettuano buon numero di esportazioni e richiedono diversi passaggi alla CCIAA, sono disponibili delle semplificazioni a livello burocratico.
Chi rientra nel sistema REX (Sistema degli esportatori registrati) o in quello AEO (operatore economico autorizzato) non deve inserire la documentazione per certificare l’origine – che in una grande azienda potrebbe essere un’operazione complessa – ma solo un atto notorio che attesti l’archiviazione di questi documenti in azienda.
Ovviamente, uno dei controlli a campione sui certificati di origine riguarda proprio la verifica di questa documentazione che nel quotidiano non vien richiesta.
Le aziende che esportano merci di origine riconducibile all’Unione Europea devono presentare fattura di acquisto e dichiarazione di origine se non è indicato nel primo documento. La Camera di Commercio può effettuare controlli a campione sugli intestatari della fattura per assicurarsi la correttezza di quanto dichiarato.
Per evitare i controlli si possono allegare ulteriori documenti che chiariscono in anticipo l’origine come etichette, nomenclature e altre certificazioni utili accompagnate sempre da dichiarazione sostitutiva di atto notorio.
Ovvero un passaggio legale che serve ad assumersi la responsabilità di quanto è dichiarato. Giusto ricordare che la correttezza delle informazioni riportate nei certificati di origine e in tutta la documentazione è soggetta a responsabilità civile e penale.
Chiaramente, i documenti necessari per le esportazioni di merci dall’origine differente dall’Unione Europea sono diversi e numerosi. Oltre alla fattura di acquisto, si possono consegnare in alternativa: bolla di importazione, certificato di origine del fornitore, foto delle etichette accompagnate sempre da atto notorio, documenti vari come:
La dichiarazione di origine del fornitore può essere utilizzata per il rilascio del certificato a patto che il soggetto sia disposto a confermare la veridicità una volta contattato dai controlli a campione. Se la verifica non sarà possibile verranno applicate le sanzioni civili e penali. Se la merce resta negli spazi doganali, la CCIAA può chiedere sempre il certificato di origine o altri documenti equivalenti.
Come è fatta un’email da parte della CCIAA che avvisa l’utente rispetto un controllo a campione? Cosa succede se una pratica viene estratta per la verifica? Ecco un esempio di email.
in base e agli articoli 76 e 71 d.P.R. n. 445/2000, e al regolamento Uniocamere Mise circolare 62321 del 18/03/2019 la Vostra pratica n. XXXXXX riferita al certificato di origine n. XXXXX è stata estratta a campione per una verifica sulla autenticità e veridicità delle dichiarazioni allegate.
L’estrazione è avvenuta attraverso un software dedicato alla selezione casuale di un campione pari all’2% delle richieste di certificati inviate ed evase nei mesi precedenti, la cui documentazione allegata non comprende prove di origine emesse da enti pubblici quali certificati di origine, certificati del registro imprese, bolle doganali.
Vi chiediamo di collaborare attivamente alla verifica documentale sollecitando i vostri fornitori a rispondere alle nostre richieste e a confermare a questo ufficio autenticità e veridicità delle dichiarazioni sottoscritte su documento a parte o su fatture.
In particolare, Vi chiediamo di fornire i riferimenti dei referenti da contattare presso le imprese vostre fornitrici.
Nel caso in cui entro 30 giorni dall’avvenuto ricevimento di questa comunicazione non riceveremo alcun riscontro dai vostri fornitori dovremo procedere secondo la normativa vigente.
Il funzionario XXXXX
Responsabile del procedimento
Spesso sono le disattenzioni e le leggerezze a causare problemi con i controlli a campione sui Certificati di origine delle Camere di Commercio. Magari proprio per velocizzare l’operazione si rischia di ritardare la spedizione e avere conseguenze che possono anche diventare di tipo penale.
Per risolvere c’è una soluzione: affidarsi a uno strumento di automatizzazione come SpeedyCo che consente di semplificare la compilazione dei certificati di origine, automatizzando i processi ed evitando errori che potrebbero costare caro.