Quando un prodotto si può definire Made In Italy?

Per definire un prodotto Made in Italy dobbiamo fare riferimento alla normativa vigente che viene espressa anche in questo documento di Unioncamere Lombardia.

In sintesi, possiamo dire che questo marchio – così ambito anche perché sinonimo di qualità e affidabilità nel mondo – può essere ottenuto in due modalità sostanziali.

Perché definire un prodotto Made in Italy

Il marchio Made In Italy rappresenta un punto di riferimento per garantire affidabilità, qualità e relazione con una serie di abilità delle aziende manifatturiere. Ma, soprattutto nel settore alimentare, c’è una lunga tradizione legata alla tradizione.

Secondo uno studio di mercato realizzato da Statista in Made-In-Country-Index (MICI) 2017, e pubblicato da Forbes il 27/03/2017, Made in Italy oggi è censito al 7º posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo. KPMG, censiva nel 2012 il Made in Italy quale terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa.Wikipedia

C’è un grande interesse ad avere il marchio Made In Italy per la propria merce. Ma, oltre ad averne diritto chi estrae la materia prima produce l’intero bene sul territorio, anche chi effettua una trasformazione sostanziale può fregiarsi di questo titolo.

Da leggere: cos’è la dichiarazione di origine preferenziale

Come ottenere il marchio Made in Italy

In primo luogo parliamo di un processo di acquisizione diretta: la merce è interamente ottenuta sul suolo nazionale. Questo comprende anche la lavorazione.

Questo include, ad esempio, minerali e vegetali ma anche merci ottenute a bordo di navi e prodotti estratti dal sottosuolo. Poi c’è la voce dell’articolo 24 del CDC che comprende il criterio dell’ultima lavorazione o trasformazione sostanziale. In questo caso possono nascere dei disguidi e dei dubbi sull’assegnazione dell’origine.

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Infatti, mentre nel primo caso è abbastanza chiara l’origine della merce nel secondo possono sorgere delle domande. Non è difficile, per noi della SOA che lavoriamo in questo settore, dover rispondere ai clienti che vogliono sapere quando definire un prodotto Made In Italy. Quali sono gli estremi per la trasformazione sostanziale?

Lavorazioni e trasformazioni della merce

Le lavorazioni relative a materiali di origine di paesi terzi, non legati da accordi tariffari con l’UE, consentono che al prodotto ottenuto avere l’origine Italia?

In sintesi, se importo della merce in Italia e la lavoro posso avere il marchio Made In Italy? Dipende: se il prodotto ottenuto ha composizione e proprietà specifiche, ma anche peculiarità distinte rispetto ai materiali impiegati, è possibile raggiungere lo scopo. Nello specifico bisogna apportare modifiche alle seguenti voci:

  • Capitolo doganale.
  • Tariffa doganale.
  • Sottovoce doganale.

Inoltre dobbiamo rispettare altri parametri. In primo luogo quello della trasformazione specifica: piccole modifiche non sono sufficienti a ottenere il marchio Made In Italy, c’è bisogno di una evoluzione particolare e sostanziale (il manuale dettagliato lo trovi su www.adm.gov.it). Inoltre bisogna seguire la regola – alternativa alla regola del cambio di voce doganale – del valore aggiunto oltre il 45%, questo significa che il prodotto finale deve avere un incremento pari almeno a questa percentuale.

Trasformazione sostanziale, esempio concreto

Il prodotto può avere il marchio Made In Italy? Ecco un esempio. L’azienda richiede informazioni in merito all’origine della merce. Il materiale è stato importato da paese extra U.E. con bolla doganale REG4 N° xxxxxx. Voce doganale di ingresso 90328900.

Tipo di trasformazione: riarrangiamento e aggiunta di materiale, specifiche di dettaglio e ingegnerizzazione, configurazione e scaricamento con collaudo di fabbrica per accettazione di software all’interno delle CPU. Altri dettagli utili da conoscere:

  • Voce doganale di uscita 8471.4900.
  • Valore di ingresso $ 119.903 equivalenti a 93,550.00 Euro.
  • Valore di vendita 280,00.00 Euro.

Soluzione? Al prodotto finale dovrebbe essere conferita l’origine Italia perché risultano soddisfatte le condizioni dettate dall’art. 24 del Reg. (CE) n. 2913/1992. In particolare, fermo restando che i materiali non siano originali di paesi con i quali esistono accordi preferenziali con l’Unione europea e quindi materiali terzi tout court, si osserva che:

  • L’ultima lavorazione è avvenuta in Italia.
  • È tale da essere considerata sostanziale,
  • È stata eseguita presso un’impresa attrezzata allo scopo.
  • Ha determinato la fabbricazione di un prodotto nuovo.

Un prodotto che è stato classificato in una voce doganale diversa da quella dei materiali utilizzati. Tutto questo contribuisce a definire un prodotto Made In Italy che è nato dalla lavorazione di materie prime importate da altri paesi. Ma c’è un altro passaggio.

Da leggere: cosa significa trasformazione sostanziale della merce?

I rischi del proibizionismo: America First

A partire dalla presidenza Trump, l’idea del proibizionismo americano contro il Made In Italy si è affacciata più volte sullo scenario internazionale. Torna il protezionismo.

Si palesa il progetto di chiudere le frontiere. Si allontanano gli accordi commerciali di libero scambio e l’obiettivo si sposta da alleanze geopolitiche ad accordi bilaterali.

La produzione industriale italiana si è contratta dal 2007 in poi, ma nonostante questo le esportazioni stanno toccando livelli mai raggiunti prima. Il dato dell’export extra-Ue, in crescita mensile del 2,5% riporta il sereno sulle prospettive del Made in Italy aprendo verso nuovi spazi di ottimismo per mercati dati per persi.

Gli incrementi più ampi si sono tuttavia registrati nei confronti degli Stati Uniti, con un raddoppio del tasso di crescita rispetto all’anno precedente (+32,0%, contro il +16,3% del 2021).

Uno scenario che rischia di essere messo in discussione a causa delle prossime decisioni dell’amministrazione Trump che potrebbero determinare una tassa sull’import.

Non è mancata la reazione dell’UE che non vuole una guerra commerciale con gli Stati Uniti che si rivelerebbe disastrosa per l’economia globale, ma è pronta a fare ricorso alla World Trade Organization nel caso in cui Trump optasse per adottare aggiustamenti fiscali.

Fortunatamente per i dati dell’export italiano, queste politiche di protezionismo estremo verso le importazioni europee, e quindi anche del Made in Italy, non hanno trovato appoggio negli anni e oggi possiamo parlare di una piena ripresa dell’import/export italiano negli USA. Per dimostrare questo passaggio citiamo il report ISTAT:

“Tra i principali partner commerciali dell’Italia, Germania, Francia e Stati Uniti rappresentano destinazioni importanti per i prodotti tipici del Made in Italy”.

Un dettaglio in più per maggior sicurezza

Non sempre l’origine è chiara, per questo si consiglia di inviare all’Ufficio delle Dogane competente un’istanza di rilascio di IVO-Informazione Vincolante di Origine.

Questo per il conferimento dell’origine Italia fuori da ogni dubbio e al sicuro dal punto di vista fiscale. Noi della SOA possiamo affiancarti e aiutarti a ottenere il marchio.